Non avrei mai pensato che mio figlio Alberto, affetto dalla sindrome X fragile, poco sportivo come me, si sarebbe appassionato ad uno sport abbastanza faticoso come il canottaggio. Invece è successo il “miracolo”!

A ottobre 2015, con lui, splendida giornata, siamo andati ad assistere alle gare di Pararowing. Sarà stato il sole ottobrino, sarà stata la presenza dei meravigliosi ragazzi che gareggiavano, sarà stato il loro tifo disinteressato per gli amici, cosa che generalmente non succede tra i normodotati, che vogliono la gloria, e la medaglia d’oro solo per sé, e contemporaneamente la presenza degli istruttori, coetanei degli stessi gareggianti…Insomma, ci siamo entusiasmati tutti, non solo nostro figlio.

Ricordo perfettamente una ragazza che faceva un tifo spietato per quello che, ho poi capito, essere il suo fidanzatino, e, finita la gara, lo abbracciava con tantissimo affetto. Bene, quella ragazza partecipa ancora alle gare ed è una delle più brave…e più simpatiche, ed è diventata amica di nostro figlio, che, da quel giorno, frequenta regolarmente la società canottieri Armida (www.canottieriarmida.it). Quello che mi piace e che, evidentemente, piace anche a mio figlio, che non ci pensa un attimo, se una cosa non lo soddisfa più, ad abbandonarla, è lo spirito cameratesco che si instaura tra i ragazzi tra di loro, e questo si può considerare abbastanza normale, ma anche tra i ragazzi e gli istruttori, pur avendo, questi ultimi, stabilito regole precise a cui far sottostare i ragazzi. Insomma c’è una giusta severità, ma anche cameratismo.

Basti pensare che tanti istruttori sono più giovani di alcuni ragazzi. Con questo mix vincente, i ragazzi più allenati e determinati sono riusciti, ed ancora riescono, a piazzarsi in postazioni notevoli anche nelle gare con concorrenti normodotati.

Non si fermano davanti a nulla: Amsterdam, Zagabria, Vienna, Viana do Castelo vicino a Porto, Budapest, Bratislava, per non parlare delle gare Pararowing in Italia, a Torino, naturalmente, ma anche a Piediluco, a Sarzana, a Montecatini, a Trieste, a Caserta, meravigliosamente all’interno della Reggia, e non è cosa da poco!, o a Firenze, per il famoso “Remy Christmas” a dicembre.

Abbiamo accompagnato Alberto il primo anno a Firenze d’estate per le prime gare, poi, per le successive, siamo stati invitati, soprattutto da lui (“andare via coi genitori troppo piccolo ti fa sentire”) a lasciarlo andare da solo.

Insomma, il canottaggio fa bene al fisico, in quanto tutti i muscoli vengono sollecitati, perciò è uno sport completo, ma fa bene anche allo spirito, soprattutto in un ambiente stimolante come quello della canottieri Armida.

Se non ci credete posso farvi vedere qualche video delle trasferte per le gare in pulmino, dove si vedono ragazzi allegri che cantano e ridono e dove non si capisce chi sia il ragazzo e chi l’istruttore!

E perciò spero di poter dire ”lunga vita al canottaggio di Alberto” sicura che andrà sempre volentieri come adesso, perchè se chiedete ad Alberto cos’è per lui la felicità, vi risponderà:

La felicità è l’Armida!

Fernanda Paciello Gay

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